Mondiali: Se me lo dicevi prima
“I Mondiali hanno scandito i tempi della nostra vita e scandiranno quelli di chi verrà”. L’ho sempre trovata una considerazione piuttosto ovvia. Qualsiasi avvenimento globale, tanto più se a intervalli regolari, scandisce, appunto, i tempi della nostra vita. Non capisco dove sia la poesia in questo pensiero scontato.
I Mondiali li vede chiunque, come il matrimonio del Principe Henry, almeno per osmosi, perché anche se non ti interessano ci sarà sempre qualcuno di molto vicino a te che vede tutte le partite e che te ne parla, anche se non c’è l’Italia, anche se non te ne frega nulla. Mi hanno spesso rivolto domande come: “Ma non deve segnare dall’altra parte?”, durante le visioni collettive dei Mondiali. Irritante.
Mi stupisco di chi si stupisce dei dati d’ascolto esattamente com’ero infastidito quando, per mesi, leggevo le ipotesi complottistiche sul sicuro ripescaggio dell’Italia a discapito di qualche Paese in difficoltà: “Figurati se fanno un Mondiale senza l’Italia”.
Al di là del dispiacere, anche questo Mondiale senza Azzurri scandirà il tempo della nostra vita, ci piaccia o meno. I ragazzi, ormai, tifano per i singoli calciatori, come in NBA, oppure simpatizzano per una Nazionale indipendentemente dal proprio passaporto: “Io tifo Cristiano Ronaldo, non Real Madrid”, mi ha detto un ventenne influecer spagnolo durante un viaggio di lavoro; “Io tifo Germania perché la Svizzera non vince mai e tifo Barcellona perché vince e ha i colori del Basilea che invece non vince mai e dopo un po’ mi annoio”, mi ha detto il mio cuginetto svizzero, ignaro del fatto che il Barcellona ha i colori del Basilea per davvero, essendo stato fondato proprio da un signore svizzero.
Io trovo che l’assenza dell’Italia sia un grosso vantaggio per tutti noi, soprattutto per i ragazzi. Nessuno di noi sarà obbligato ad assistere alle partite di una squadra mediocre come l’Italia, a tifare per una squadra noiosa che avrebbe spinto comunque i più giovani a vedere altro, a tifare per altri. È quello che abbiamo costruito in anni, non facciamo i duri e puri, gli eterni romantici: ci siamo risparmiati 60 milioni di CT da bar, le polemiche giornalistiche inventate, il processo mediatico post eliminazione per capire di chi è la colpa. Tutte cose che ci hanno già frantumato gli zebedei durante l’inverno, diluite dalla stagione in corso, per fortuna. A posteriori tutto questo è meraviglioso, al netto del romanticismo morto e sepolto sotto i colpi del tifo da tastiera. È meraviglioso perché è giusto. È giusto che l’Italia non sia ai Mondiali. Diciamolo, anche se in Italia non siamo abituati alla giustizia. È giusto perché l’Italia è scarsa.
Il primo BigMatch russo ha ribadito questo concetto, ci ha mostrato due squadre di un altro pianeta rispetto alla nostra nazionale, sotto tutti i punti di vista: tecnico, fisico, psicologico. I portoghesi stessi viaggiano ad altri livelli e si sconsigliano a vicenda di andare a giocare in Italia, ma CR7 ci verrà comunque, così dicono gli esperti, grazie a una magia finanziaria e al suo amico André Silva, che lo porterà al Milan grazie a Jorge Mendes. No, andrà al Napoli per seguire Ancelotti. Sicuro. Han già firmato.
Non abbiamo imparato proprio nulla da questa mancata qualificazione, continuiamo a pensarci i migliori, a dare la colpa a Ventura e ai complotti internazionali. Siamo vittime dei cattivoni della UEFA e della FIFA, costretti a non andare al Mondiale per colpa degli alieni: “C’è Panama e non c’è l’Italia, se la Spagna licenziava prima il CT per me ci ripescano al loro posto! Sicuro!”.
Eh, eh, eh, ma se me lo dicevi prima!
Eh, se me lo dicevi prima!
Come prima?
Ma sì, se me lo dicevi prima!
Ma prima quando?
Ma prima no!?!
Eh, si prendono dei contatti…
Faccio una telefonata al limite faccio un leasing!
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